Sterrare quelle radici è la necessità che ci identifica. Simona Fiori, in dialogo con il giornalista Michele Avola, ci porta a incontrare la piccola Chiletta e le sue radici, il buio e la luce, l’enorme stomaco di pietra ulcerosa del Cottolengo che la accoglie, l’amica dalla voce di ragnatela che la salva, e quel sottile filo di luce, aggrappato alla sua pelle come aura flebile, quel sentimento profondo per il Nassin, forse capace di vincere anche la morte.

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