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L’atto creativo

a cura di Sara Pezzolo
laboratorio di teatro fisico e danza per tutt*

danza

Il laboratorio è dedicato a chiunque voglia sperimentare con il proprio corpo e mente, non si richiede nessuna base di danza ma solo molta voglia di condividere e mettersi in gioco!

Insieme esploreremo pratiche di danza e di teatro fisico, idee, metodi, concetti.
Così, decideremo cos’è un atto creativo, come si può creare, come è composto e come evolve
con le individualità di ogni partecipante. Ogni incontro avrà un tema diverso e prevederà, dibattiti, pratiche connesse a quel tema e, infine, ci sarà una fase di condivisione finale dell’esperienza vissuta.
Ogni incontro sarà un tassello per creare una coscienza comune corporea e mentale, che alla fine
darà gli strumenti ai partecipanti per avere una mappa di tutto il processo dietro alla creazione di
un atto creativo.

Programma incontri

1. Introduzione laboratorio sulla Fonte della creatività: É già tutto a nostra disposizione. Tutto ciò che è stato visto, fatto, pensato, provato, tutto ciò che è stato immaginato, tutto ciò che è
stato dimenticato e tutto ciò che ancora rimane da dire e da pensare dentro di noi. La fonte è
là fuori, é una saggezza che ci circonda, una sorgente inesauribile sempre a nostra
disposizione. La possiamo percepire, ricordare, oppure sintonizzarci con essa.

 

2. L’ invisibile: Come se i tuoi gesti fossero delicatamente informati da una conoscenza interiore
gentile. Nulla è statico: Il mondo é in continuo mutamento. E anche il nostro corpo e la
nostra arte.

 

3. Insicurezza e riconciliazione: L’insicurezza alberga in ognuno di noi, anche se vorremmo
vederla sparire, esiste per esserci utile. Le imperfezioni sono ciò che rende interessante
ognuno di noi e le nostre creazioni, creiamo opere che rispecchiano chi siamo, e se
l’insicurezza fa parte di noi la nostra produzione artistica risulterà ancora più vera. L’arte della
ceramica giapponese comprende anche una tecnica artistica detta kintsugi quando un pezzo
di vasellame si rompe l’artigiano ne accetta e ne valorizza il danno colmandone le crepe con
l’oro. Possiamo applicare la stessa tecnica a noi stessi e imparare ad accogliere le nostre
imperfezioni. Le possiamo ripensare come forza trainante per la nostra creatività, diventano un
ostacolo solo quando frenano la nostra capacità di condividere ciò che abbiamo nel cuore.
Intenzione: i nostri pensieri, sentimenti processi e convinzioni inconsci hanno un’energia che
si cela nella nostra opera, questa forza invisibile è impossibile da misurare e trasmette a ogni
creazione la propria carica magnetica. Un’intenzione è qualcosa che va oltre un obiettivo
conscio, è la congruenza di quell’obiettivo. Richiede l’allineamento di tutti gli aspetti del
proprio sé.

 

4. Semi: nella fase iniziale del processo creativo dovremmo essere totalmente aperti e dedicarci
a raccogliere tutto ciò che ci sembra interessante. Possiamo definirla la fase del seme, cercare
potenziali punti di partenza che grazie all’amore e alla cura potranno germogliare in qualcosa
di meraviglioso. In questo stadio non facciamo una selezione per trovare il seme migliore li
raccogliamo tutti. Di norma raccogliere i semi non richiede uno sforzo particolarmente intenso
consiste più che altro nell’essere ricettivi e nel prestare attenzione l’artista lancia la lenza
nell’universo e non ha modo di scegliere quando arriverà qualcosa di notevole oppure
un’ispirazione può essere solo pronto a riceverlo il modo migliore per raccogliere i semi è un
approccio fatto di consapevolezza attiva e di una curiosità sconfinata. Realizzazione: una
volta che un seme è stato interpretato, e la sua vera forma è stata decifrata, allora il processo
cambia. Non siamo più nella modalità sconfinata della scoperta, è emersa una direzione
chiara verso cui andare. Mentre le fasi precedenti erano più libere, ora le idee che ci appaiono
hanno un collegamento diretto con ciò che stiamo creando. In questa fase cerchiamo di
incastrare la forma in un foro specifico. Come facciamo a decidere quale esperimento
realizzare continuando pur seguendo le tracce di ciò che ci entusiasma? In questo stadio
partiamo da un progetto che si è sviluppato spontaneamente. Ne riconosciamo il potenziale. E
cerchiamo di capire che cosa potremmo aggiungere, togliere o integrare per svilupparlo
ulteriormente.

 

 

5. Spezzare la monotonia: Durante la fase della realizzazione ci saranno momenti in cui andrai a
sbattere contro un muro e l’opera sembrerà entrare in stallo. Prima di abbandonarla però vale
la pena cercare il modo di spezzare la monotonia e di ritrovare l’entusiasmo iniziale. Per
accenderlo bisogna cambiare qualcosa. Si potrebbe modificare l’ambiente, modificare il
contesto, modificare la prospettiva, cambiare la posizione del pubblico o come percepirai il
pubblico, potresti aggiungere delle parole, aggiungere delle immagini, cambiare musica,
cambiare linguaggio, usare il silenzio ecc…

 

6. Lo Stato di estasi: lo Stato estatico é qualcosa di animalesco, una reazione viscerale che
nasce dal corpo, non dalla mente. Svolgeremo pratiche sull’estasi come sensazione. Essa
prevede 3 modi diversi di approccio, per prima la considereremo come stato di eccitazione
rilassata (come quando ti fanno una domanda di cui non sapevi di conoscere la risposta,
questo crea un’ondata di energia nel corpo che infonde fiducia pacata e rinvigorente). Il
secondo approccio all’estasi è lo stupore, quando provi emozioni così potenti da sembrare
impossibili, capaci di dare una scossa alla tua realtà (come se ti accorgessi di stare guidando
contromano). Il terzo approccio all’estasi è quando vieni gentilmente trasportato fuori dalla
realtà, senza accorgertene. Potresti ritrovarti ad essere condotto altrove e quando finisce sei
quasi sbalordito ritrovandoti nel tuo corpo come se ti fossi risvegliato da un sogno.

 

7. Essenza: qualunque cosa creiamo indipendentemente da quanto possa essere complessa ha
un’essenza recondita e un nucleo identitario, ossia una struttura fondamentale chiamata
l’essenza dell’essere.Un’opera deve essere riconducibile il più possibile alla sua essenza,
semplificare fino all’essenza è una pratica utile e istruttiva, tenta di capire quanti elementi puoi
rimuovere prima che l’opera che stai creando si snaturi.

 

8. Un sussurro fuori dal tempo: Che peso hanno le nostre idee? Se volessimo sussurrare
anche nella mente deve esserci silenzio. Dobbiamo prestare attenzione su tutti i fronti.
Sintonizziamo finemente le nostre antenne per accrescere la nostra ricettività. A volte le parole
sembreranno giungere da fuori, altre da dentro ovunque arrivino queste informazioni
potremmo ottenerle soltanto attraverso l’attenzione al mondo esterno.Sfumature e
gradazioni: Un altro aspetto del processo creativo è come anche i più piccoli dettagli
possono fare una differenza decisiva. I dettagli riescono a far sì che l’opera risulti stimolante,
completa e stratificata. Ciò che alla fine rende grande un’opera è la somma totale dei suoi
minimi dettagli. A volte un grande gesto potrebbe materializzarsi tutto in una volta ma in altri
casi un dettaglio minuscolo potrebbe richiedere giorni, perciò ci focalizzeremo sull’importanza
delle sfumature e dei dettagli per l’importanza che potrebbero avere sul risultato finale.

 

9. Quello che funziona per te: gli artisti creano in ogni condizione possibile immaginabile, dal
caos all’ordine più estremo e avvalendosi dei metodi più disparati. Non esiste un momento,
una strategia o un’attrezzatura giusta. A volte potrebbe essere utile ricevere consigli da altri
artisti (ma prendendolo come informazione non come una ricetta da seguire). Gli interventi
degli altri e la loro influenza saranno il fulcro su questo ciclo di pratiche. Ci confronteremo sulle
azioni reciprocamente e gli altri punti di vista amplieranno e modificheranno i nostri
orizzonti.Una lavagna pulita: In questa fase, ci concentreremo sulla parola reset. Cosa vuol
dire creare e poi cancellare tutto, rendendo il nostro corpo improvvisamente neutro. Creeremo
dei pattern gestuali, che eseguiremo e poi resetteremo, facendo restare solo la memoria
corporea di quella sequenza, che influenzerà i nostri pattern futuri senza accorgercene.

 

10. Cooperazione: la cooperazione è un’abitudine. Un gruppo di persone collabora per creare un
pezzo coerente agendo e reagendo intuitivamente sul momento. ogni volta che cooperiamo
abbiamo a che fare con diversi modi di lavorare e di trovare soluzioni e questo può far
evolvere il nostro processo creativo. Immaginandoci come un prisma possiamo rispecchiare
alcuni fasci di luce ma se siamo una somma di prismi possiamo ottenere innumerevoli
possibilità inaspettate, prospettive contrastanti o complementari. Combinandoci creeremo
una nuova visione artistica.

Informazioni

Data di partenza corsi: sabato 19/10
Data chiusura iscrizioni: venerdì 18/10

ISCRIVITI QUI oppure contattando sarapezzologe97@gmail.com

Costi: 120€ a persona per 1 corso solo, 180€ per tutti e 2 in corsi (mitologia femminista e l’atto creativo)
Modalità di pagamento: bonifico

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