Tre musicisti che arrivano da strade diverse e si incontrano, facendo ciò che è insito nel loro mestiere: assimilare, interpretare, mescolare, in una sola parola: fondersi. La musica da loro proposta è di per sé girovaga, nata dalle migrazioni costanti di persone che portano attraverso i loro viaggi identità sonore diverse. La musica klezmer si svela alle orecchie nelle sue mille sfumature, dalle tinte arabe, turche, dell’est Europa, zingare. La musica tradizionale catalana e quella spagnola su liriche di Garcia Lorca vengono rielaborate e restituite con sonorità jazz e in questo viaggio, la Puglia è una terra di mezzo, luogo di passaggio per popoli provenienti da tutto il mediterraneo. La musica tradizionale pugliese non è qualcosa di stantio, rimane sempre viva, fresca, accogliente alla modernità. Meta finale è al di là dell’oceano Atlantico, in Argentina. Qui verso la fine dell’800 sono confluiti migranti da ogni dove. Nasce così il tango, la musica di quelli che hanno perso la loro patria, di quelli che vengono da altre parti. Un miscuglio di habanere e candombe degli schiavi africani, con la chitarra di un figlio di italiani e il clarinetto di un ebreo che ha imparato a suonare nella sinagoga di qualche impronunciabile villaggio della Polonia. Ecco, per descrivere ciò che questo Trio propone, abbiamo utilizzato poche parole musicali. Perché l’importante all’ascolto deve essere il viaggio sonoro fatto di idiomi diversi e colori timbrici che si mescolano e si contaminano vicendevolmente.